Un Angolo di Salento
a cura di Valerio Terragno

Artigianato Figulo
Nel Salento, l’artigianato figulo ha origini antichissime che risalgono ai tempi delle lontane dominazioni greche e Messapiche
Intorno al III – IV secolo a C., i Messapi, popolazione di incerta provenienza, (forse dall’Illiria o dall’isola di Creta), venendo a contatto con le colonie della Magna Grecia, in particolare con Taranto, perfezionarono la tecnica della lavorazione della terra cotta, producendo vari utensili e raffinato vasellame, come la “ trozzella”, caratteristica anfora a due braccia. In età greca prima, romana poi, in molti centri del Salento si sviluppò la lavorazione della creta, così come testimoniato da numerosi ritrovamenti di crateri, vasi, e anfore rinvenuti in alcuni siti archeologici (Roca vecchia, Vaste, Vereto e Ugento ed altri.)
Nell’VIII secolo a C., artigiani pugliesi, in particolare salentini, a seguito di continui e nuovi scambi commerciali con la Grecia, conobbero prima la ceramica di Corinto e qualche secolo dopo quella attica, già nota a quei tempi in tutto il bacino del mediterraneo per la sua raffinatezza.
Nel Salento molti vasai produssero eleganti crateri su modello di quelli realizzati nel Peloponneso e nell’Attica,soprattutto ad Atene.
Molto apprezzata e diffusa fu la decorazione delle ceramiche a figure rosse e nere, raffiguranti scene di guerra, attività ginniche e leggende tratte dalla mitologia.
Nel medioevo, venne introdotta la tecnica dell’invetriatura, ossia l’arte di ricoprire gli oggetti in ceramica con un particolare tipo di smalto, già conosciuto ed usato dai bizantini e dai saraceni.
I normanni e gli svevi prima, gli angioini poi, portarono dalle loro regioni di origine dell’Europa centro-settentrionale un tipo di lavorazione di ceramica grezza, dal decoro scarno ed essenziale, che ben presto si aggiunse a quella evoluta del Salento.
Tra il 400 e gli inizi dell’800, secoli corrispondenti alle dominazioni aragonese , asburgica e borbonica, la produzione artigianale salentina fu profondamente influenzata da quella spagnola.
Aristocratici e potenti prelati commissionarono ad artisti attivi in centri famosi per la produzione della ceramica, come Grottaglie e Cutrofiano, manufatti dalla ricca e caratteristica decorazione di gusto barocco e rococò.
I più poveri richiedevano, invece, anfore, capasoni, e utensili dal semplice impasto di argilla cotti nelle fornaci.
Una volta composto l’impasto acquoso della creta, si creano piccoli pani che vengono poi lavorati e modellati al tornio; il manufatto, dopo essere stato ultimato, viene prima cotto nella fornace ad elevata temperatura , poi decorato e smaltato e infine essiccato, nuovamente infornato e poi esposto al sole.
Le più importanti produzioni del Salento che un tempo comprendeva i territori di Brindisi e di Taranto,sono quelle di Cutrofiano, San Pietro in Lama , Lucugnano e Grottaglie.
La ceramica di Grottaglie, in provincia di Taranto, la cui lavorazione affonda le sue origini nel quattordicesimo secolo, si distingue per la produzione di prodotti artigianali di diverso decoro, modello e qualità; si passa da elaboratissimi e costosi utensili ai semplicissimi e tradizionali orci e capase.
Nel XIX secolo, sempre a Grottaglie, è sorta la scuola nazionale di ceramica.
In provincia di Lecce, sono rinomati sia gli artigiani di San Pietro in Lama, centro in tempi antichi celebre per la produzione di embrici sia quelli di Cutrofiano e Ruffano dove si producono pignatte, piatti, anfore e campanelle in terracotta dipinta e smaltata.
Accanto alla realizzazione di manufatti ispirati alle forme tradizionali si è sviluppata, già da qualche tempo, una nuova di produzione di oggetti in terracotta,sempre ispirati a figure proprie del Salento e alla storia locale più recente,nei quali si coglie la creatività personale dei vari artigiani o artisti.



