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Lavorazione Tessile 

Nell’antica Messapia, l’attuale Salento, la terra bagnata dai due mari Adriatico e Jonio, sin dal III secolo a C era diffusa la lavorazione tessile.
Fino alla metà del 900, in alcuni paesini del Salento si potevano ancora incontrare donne avvolte in scialli neri, le quali lavoravano al telaio (telaru), producendo bellissime tovaglie o raffinate coperte , così come erano solite fare, un tempo,  le donne messapiche e dell’antica Grecia.
Ancora oggi è molto viva la tradizione di lavorare con il tombolo e il chiacchierino centri  da tavola, copriletti, tovaglie , asciugamani oppure tappeti in lana di pecora e canovacci in lino dagli svariati colori.   E’  possibile, in alcuni centri del basso Salento, trovare vecchie tessitrici che lavorano  sapientemente al telaio.
L’arte del ricamo in queste zone  si tramanda gelosamente da madre in figlia.
Oltre alle monache, ad insegnare l’arte del merletto alle giovani donne, in particolar modo appartenenti ai ceti più popolari, erano le “ mescie”, eccellenti maestre del ricamo e della lavorazione tessile. Le più famose, a Lecce, erano  Nnicca  Capidefierru e Anna Sances detta “Anna peli bianchi” .
Un tempo, in provincia di Lecce, la cittadina di  Soleto  era celebre per le stoffe , magistralmente ricamate con filigrana in oro, dalle sapienti mani delle monache clarisse.
Le religiose soletane non furono le uniche a rimanere famose famose per la produzione di merletti  vi erano anche le carmelitane del convento di Santa Teresa  a  Gallipoli,  le cosiddette “ pentite” le monache dell’ex convento di San Sebastiano a Lecce, conosciute per la fabbricazione di ventagli e  paramenti di chiesa.
A Maglie e a Surano si producono tappeti in lana grezza e originali merletti ad ago; Galatina e Ruffano sono celebri per la lavorazione di merletti di cotone dalla forma simile  a quella di una ragnatela.
A Maglie e Montesano salentino, è particolarmente diffusa la lavorazione al tombolo e all’uccinetto per realizzare raffinati merletti. Da secoli, la capacità delle merlettaie sta nel creare svariati disegni, attraverso l’intreccio del cotone, realizzati  con caratteristici strumenti di lavoro.
Anche la produzione tessile salentina varia a secondo del cotone usato e della qualità dei manufatti che si distinguono per le tecniche di lavorazione.
Simbolo della tessitura povera e popolare della Terra d’Otranto sono  i “  tappeti poveri” realizzati dalle donne del posto con l’uso di lana  sfilacciata e di residui di altri prodotti tessili.
Questi tappeti, in origine, venivano colorati con essenze vegetali, poi sostituite da colori chimici.
Il “ fiocco” della zona di Lecce, ad esempio, è un tipo di tessuto adoperato per la produzione di tappeti locali fatti di lana e canapa.
Oltre ai corredi nuziali, alle coperte e tovaglie, le tessitrici del Salento producevano scialli, spesso in lana di pecora, gonne, corsetti, grembiuli e fazzoletti e alcuni tipi di borse dette bisacce che, un tempo, le ragazze donavano come pegno d’amore e fedeltà al proprio fidanzato.

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